Lo storytelling
Storytelling: definibile come l’atto del narrare, è quella disciplina che — usando i principi della retorica e della narratologia — racconta le nostre storie.
Forse non tutti lo sanno, ma il 20 marzo — oltre a essere l’equinozio di primavera — è anche la giornata mondiale dello storytelling. Non è un caso che la data sia la stessa, come si potrebbe descrivere al meglio la rinascita rappresentata dalla primavera se non attraverso un racconto?
Lo storytelling per noi…
Abbiamo definito lo storytelling come una disciplina, ma a noi piace pensare che sia molto di più. Ci piace pensare che lo storytelling non usi solamente i principi della retorica e della narratologia, bensì tutti i mezzi d’espressione che l’uomo possiede. Forse è presunzione, ma un po’ per lo stesso motivo pensiamo che la primavera da noi sbocci ogni giorno. Se intendiamo la primavera come il risveglio della natura dopo mesi di grigiore, come la stagione che riconduce alla rinascita interiore, allora è proprio vero: da noi è primavera tutti i giorni.
Prendersi cura — oseremmo dire farsi carico — dell’immagine di una persona, è un atto poietico e poetico allo stesso tempo. Questo è il nostro lavoro, la nostra passione, la nostra vita. E allora, il nostro intervento — che sia volto a stravolgere un look, a ridar vita a un’identità un po’ impolverata, o a dare carattere e forma a una timidezza — non fa sì che la primavera torni nella vita di chi ci sceglie? Non è superbia, è saper leggere le storie sui volti delle nostre clienti, è saper ascoltare la retorica dell’atteggiamento, è saper interpretare il bisogno di primavera che alberga in ognuno di noi.
La nostra storia
Stiamo parlando di storytelling, allora adesso vogliamo raccontare una storia, una storia che può essere quella di tutti, ma che è e rimane unica per chi la può vivere in prima persona. È la storia di una ragazza un po’ insicura, forse timida, sicuramente che non si sentiva di appartenere al suo look. No, non ci stiamo sbagliando, era lei a non appartenere a quel look, a quello stile che la soffocava e la ricacciava nella timidezza e nell’anonimato. Lei non lo possedeva, era il contrario, e questo influiva su tutti gli aspetti della sua vita. Questa ragazza — che sono io, sei tu, siamo tutte noi — un giorno ha deciso di affidarsi e fidarsi della persona giusta, che tra le righe, tra i suoi sussurri ha capito cosa le mancava. In realtà non le mancava niente se non la sicurezza di potersi dire «Io sono, io voglio», ma capito questo è stato abbastanza facile per noi restituirglielo. La facilità deriva dall’esperienza — oltre che dall’ascolto e l’interpretazione —, la nostra e la sua. Sono due esperienze diverse: la nostra è quella che deriva dagli anni di lavoro, è l’esperienza del fare e del sentire gli altri; la sua è l’esperienza del vissuto. Entrare nel nostro Atelier per lei è stato come entrare in un altro mondo, un mondo in cui al centro c’erano lei e la sua unicità. Forse era la prima volta che si sentiva così, o forse non si ricordava più com’era stata la sua ultima volta, ma questa sensazione la pervadeva. Era calore, era lo sbocciare di una sicurezza che per lei era totalmente nuova, era uscire e camminare a testa alta, guardando gli altri e sentendo — per la prima volta, o per la prima volta dopo tanto — di non avere nulla di meno di loro.
Questa è la storia che vi abbiamo voluto raccontare nella giornata mondiale dello storytelling, ma questa è anche e soprattutto la storia che viviamo ogni giorno grazie a voi.