Milano: dopo la frenesia dell’ultima settimana la città appare ora tornata a ritmi più consueti — comunque frenetici. Nell’ultima settimana — per chi venisse da Marte — c’è stata la Milano Fashion Week Men’s Collection Fall/Winter 23/24. Non solo si sono susseguite le sfilate dei grandi designer, ma la città si è trasformata in una vera e propria passerella.
Ma cosa è successo durante questa MFW? Cosa ci aspetta?
Il rave boy è decisamente tornato, ma nulla è scontato: si tratta di un rave boy un po’ preppy, molto distante dallo streetwear, sicuramente elegante. In nessuna delle collezioni presentate c’è stata una proposta sneakers, anche se la comodità non è mancata: coperte, ciabatte, pantofole e tantissima maglieria, elementi che però attingono più dalla sartoria che dalla strada. Potremmo definire dunque la moda maschile 23/24 come una moda elegante e rilassata, vivace ma al contempo raffinata. L’universo rave — oltre che nei look — è stato onnipresente, a partire dalle soundtrack e dagli allestimenti.
Un altro grande tema di questa MFW è stata la mascolinità. Al giorno d’oggi è difficile dare una definizione di mascolinità, ma possiamo dire senza dubbio che essa è ammorbidita: su quasi tutte le passerelle abbiamo visto corsetti, monospalla, gonne, gonne sopra i pantaloni e calzamaglie.
Niente di tutto questo è mancato sulla passerella di Gucci, la prima senza Alessandro Michele. Hanno dominato palette neutre, tailleur dal taglio sartoriale e accessori d’ispirazione 80s come scaldamuscoli e calzamaglie. Prada — nella cornice della Fondazione — ha presentato una collezione non narrativa, fatta di taglie microscopiche e di un ritrovato interesse per gli anni ’90. Da Dolce&Gabbana sono il nero e il grigio antracite a dominare, il tutto con un taglio sexy, sartoriale e decorato. Per l’uomo quello dell’anno prossimo sarà un armadio essenziale, insieme timeless e seducente: classici bustier, grigi, neri, bianchi o nude, a camicie, canottiere, giacche e pantaloni dal taglio sartoriale. Fendi, invece, ha presentato un prodotto che Vogue ha definito aspirazionale, desiderabile e al contempo esteticamente impeccabile. Mentre Armani ha portato in passerella una visione emotiva e poetica del fashion show: la sfilata come un momento per ricordare che siamo qui a celebrare la vita, l’amicizia e il tempo speso assieme.
La Fashion Week degli ossimori, dunque: eleganza e rave party, rilassatezza e alta sartoria.