La Notte di San Lorenzo — sin dall’antichità — è forse una delle notti più magiche dell’anno, di sempre. Ancor prima che prendesse questo nome, la magia della volta celeste in fiamme aveva già ispirato leggende e poesie. Non sempre le stelle cadenti sono state un simbolo di buon auspicio, ma noi abbiamo ereditato questa tradizione dai marinai, così «ogni 10 agosto noi lanciamo ogni sorta di richieste a dei meteoriti ignari».
Un tappeto di desideri
La parola desiderio deriva dal latino desiderium, che curiosamente — almeno visto l’argomento — significa mancanza di una stella che guidi. E tuttavia, mentre a migliaia ci riversiamo sotto il cielo stellato, ignoriamo questo particolare e aguzziamo la vista trasformando la volta celeste in una tela su cui dipingere i nostri desideri, le nostre speranze. Si tratta di una tradizione, ma anche di un’occasione: l’occasione di fermarci a riflettere e l’occasione di dar spazio a quello che desideriamo. Si tratta quindi di una notte di speranza, in cui i sogni si intrecciano con la realtà, in cui — anche solo per un istante — abbandoniamo la modernità.
La Notte di San Lorenzo: stelle cadenti?
Anche se noi le chiamiamo stelle cadenti, queste strisce luminose che attraversano il cielo non sono affatto stelle. Si tratta infatti di meteore, nello specifico sono frammenti della cometa Swift Tutle, anche se più poeticamente sono state chiamate Perseidi — dal nome della costellazione di Perseo, da cui sembrano originarsi.
Anche se i tempi sono cambiati e oggi i social media hanno il loro spazio in questa notte magica e senza tempo, ma siamo sicuri che ognuno di noi, almeno per un minuto, rimarrà a bocca aperta a fissare il cielo nella speranza di poter affidare un suo desiderio a un astro fortunato.